Cagliari offre ai suoi visitatori numerosi siti archeologici tutti degni di nota. Ponendoci nelle vesti di un turista che vuole conoscere la storia della nostra bellissima città attraverso siti e monumenti presenti nel suo territorio, seguiremo un percorso che abbraccia le varie epoche culturali che si sono susseguite nel corso dei secoli a partire dalla sua fondazione fenicio-punica, fino all’epoca medievale. Il più importante sito di Krly, era questo il nome dato dai Punici a Cagliari, il primo in assoluto della nostra città, è la necropoli di Tuvixeddu, nell’attuale zona di Sant’Avendrace, fino a via Is Maglias. Nel 238 a. C. i romani conquistarono l’isola e Cagliari cambiò nome in Carales. Numerosi i siti e i monumenti che testimoniano questo periodo storico. Inseriamo nel nostro percorso quelli che sono ritenuti i più rappresentativi e come prima tappa scegliamo l’Anfiteatro Romano recandoci alle pendici del colle di Buon Cammino. Edificio pubblico di spettacolo costruito tra il I e il II secolo d. C., per metà costruito con blocchi di pietra calcarea e per l’altra metà ricavato intagliando il banco roccioso che presentava già una forma caratteristica ad imbuto. Meritano di essere visitate le sue strutture interne e sotterranee ancora conservate nel corso dei secoli. Aveva una capienza di circa diecimila spettatori, in esso si svolgevano le venationes, lotte tra uomini e belve esotiche feroci e i classici munera gladiatoria, i combattimenti tra gladiatori ma anche esecuzioni capitali, tra le quali quelle dei primi cristiani della comunità di Cagliari. Dal fondo dell’arena, un corridoio sotterraneo, tuttora percorribile, lungo 96 metri, immette in una cisterna romana situata nell’attuale Orto dei Cappuccini.
A pochi isolati di distanza, in via Tigellio, sorge il complesso denominato Villa di Tigellio, il quartiere romano signorile della fine del I secolo a.C. del quale sono visibili i resti di tre abitazioni, tra le quali “la casa degli stucchi” e la “casa del tablino dipinto” che presentano resti di mosaici, stucchi e affreschi murali. Adiacenti ad esse si trovano i resti di una stretta via che conduceva al complesso termale di cui rimangono poche testimonianze nella pavimentazione del calidarium e dei vari ambienti disposti su più livelli come le domus romane.
Per completare il percorso romano abbiamo scelto il sepolcro gentilizio denominato “Grotta della Vipera”, nella via Sant’Avendrace, una tomba romana con prospetto a tempietto ionico creato tra il I e il II secolo d.C. su una grotta preesistente. Essa presenta un’epigrafe funeraria dedicata alla defunta lì sepolta, Atilia Pomptilla, dal marito Lucio Cassio Filippo, contenente i testi di dodici poesie in greco e latino sul loro amore coniugale. Il nome è dato dalla presenza dei due serpenti urei ai lati del fregio dell’architrave, simbolo della fedeltà coniugale e dell’unione indissolubile.
Concluso il nostro itinerario romano, proseguiamo il percorso cronologico della storia di Cagliari, visitando alcuni siti simbolo della presenza dei primi cristiani nella nostra città. Tra questi rivestono particolare interesse le varie cripte disseminate nel sottosuolo urbano, come quella di Sant’Agostino nel Largo Carlo Felice, una cappella sotterranea nella quale, dal 504 al 722 d.C., furono conservate le reliquie di Sant’Agostino, nel sito di una precedente grotta utilizzata in epoca romana. La cripta conserva al suo interno un altare in stile classico con un’iscrizione, la data in cui fu inserito, 1638, e una nicchia che contiene la statua del Santo, ed ornato da un bassorilievo che raffigura il Sant’Agostino tra due angeli.
La cripta di Sant’Efisio, Patrono della Sardegna, martirizzato nel 303 d.C. sotto l’imperatore anticristiano Diocleziano, è situata sotto la Chiesa omonima, in via Sant’Efisio, nel quartiere storico di Stampace. Si trova a nove metri sotto terra, alla fine di una ripida scalinata e sarebbe il luogo dove il martire fu imprigionato, prima di essere giustiziato a Nora. All’interno della cella si trova ancora la colonna denominata “colonna del martirio” dove è collocato l’anello che lo teneva legato alla catena.
A pochi metri di distanza è possibile visitare la cripta di Santa Restituta, costruita in una grotta precedentemente scavata in epoca punico-romana nel III secolo a.C. Dedicata al culto della Santa, a seguito dei ritrovamenti dei suoi resti dentro un’urna nel Seicento, venne poi costruito l’altare ricavando tre nicchie decorate nella roccia. In quella centrale fu deposta la statua della Santa e sempre in questo periodo fu costruita, sopra la cripta, la chiesetta a lei dedicata. Sono visibili, inoltre, la colonna del martirio e un affresco del XIII secolo, raffigurante San Giovanni Battista, che può essere visto solo in particolari condizioni di luce durante l’anno.
L’ultima tappa di questo percorso di epoca cristiana è la Basilica di San Saturnino, situata in piazza San Cosimo, in un’area racchiusa da mura, dove è compresa una Necropoli paleocristiana. Della Basilica, originaria della seconda metà del V secolo, resta solo il vano centrale cupolato, cui in seguito fu aggiunto il braccio a tre navate che si conclude con l’abside semicircolare.
Abbandoniamo il periodo cristiano e proseguiamo l’itinerario visitando un sito rappresentativo della successiva epoca storica, quella tardo-antica e medievale: il Complesso di Sant’Eulalia. L’ampio sito, completamente sotterraneo, si trova a circa sette metri sotto il piano della Chiesa ed è costituito da un’ampia strada lastricata che avrebbe condotto verso l’antico porto, percorribile ora per un tratto di tredici metri; un vasto ambiente di cui rimane solo un lato caratterizzato da un colonnato, che presenta colonne poggiate su basi marmoree attiche, rivestite in stucco, riferibili alla tarda età repubblicana, con pavimento in marmo e calcare. Si possono inoltre notare resti in alzato di abitazioni romane e medievali.
Per concludere il nostro percorso, visitiamo il quartiere di Castello, del periodo pisano, che costituisce la città antica arroccata su una collina. Dal suo stupendo belvedere si può godere un’incantevole vista sui quartieri storici sottostanti di Stampace, Marina, Villanova e su tutta la città moderna fino al mare. Il quartiere più suggestivo della città, con palazzi nobiliari, caratteristiche vie strette e oscure (via dei Genovesi, via Canelles, via La Marmora) collegate tra loro da vicoli con portici e scalinate. Sede del Palazzo dell’Inquisizione, il palazzo massonico, e della piazza Palazzo dove si colloca la Cattedrale di Santa Maria, le cui origini risalgono all’epoca pisana. Di questo periodo rimane attualmente solo la torre della campana, l’interno a tre navate, sfarzoso, rivestito da marmi e abbellito con ricche decorazioni, dal dipinto di Figari nella volta della navata. Ai lati del transetto si possono ammirare le due cappelle gotiche di periodo trecentesco, e poi ancora i pulpiti che recano scolpita la storia di Cristo, realizzati dal Maestro Guglielmo nel Trecento. Sotto il presbiterio è situata la cripta con vari mausolei divisa in tre cappelle anch’esse riccamente decorate.
Nel quartiere sono situate anche la Chiesa di Santa Croce e il convento in stile Barocco, palazzi in stile spagnolo, il portico gotico di Via Corte d’Appello.
Dai bastioni di Santa Croce si può ammirare la Torre dell’Elefante, gioiello dell’architettura pisana, datata 1307, di oltre trenta metri, posta a difesa della cittadella, con la scultura dell’elefantino collocata a dieci metri da terra, da cui prende il nome. Poco più avanti, in piazza Indipendenza, la sua torre gemella, quella di San Pancrazio, del 1305, anche questa in blocchi di calcare su tre lati e ballatoi lignei sul quarto, utilizzata come carcere fino al secolo scorso. Dalla sua terrazza si può godere un panorama che si estende sia verso l’entroterra campidanese, sia verso il mare e la città. La Pinacoteca, il Museo di Arte Siamese e il Museo delle Cere sono situati al fianco della Torre di San Pancrazio, più precisamente nel complesso museale denominato “Cittadella dei Musei” dove ha sede anche il Museo Archeologico Nazionale creato all’interno di un edificio in stile liberty del 1908. Qui, vi si trovano numerosi e notevoli reperti recuperati durante gli scavi, testimonianza delle varie dominazioni dell’isola.
Quello che vi abbiamo appena descritto è solo un assaggio di quanto la nostra splendida città può offrire dal punto di vista archeologico, culturale e storico-artistico, ai numerosi turisti che sicuramente non andranno via delusi. Una città in cui all’arte e all’archeologia si può unire la passione per il mare e la natura, rappresentata da un’altra meravigliosa zona della nostra città a due passi dal centro, il promontorio di Capo Sant’Elia con la pittoresca scogliera di Calamosca; oppure la grotta marina dei Colombi, raggiungibile solo dal mare, che ha rivelato tracce della presenza umana in epoca preistorica, l’incantevole spiaggia del Poetto dall’acqua cristallina e, per gli amanti del cibo e del divertimento, la presenza di numerosi ristorantini tradizionali e localini sul lungomare o nelle varie zone della città, possono garantire un soggiorno indimenticabile.
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