Su S.Antioco, martire sulcitano, possiamo ricavare le seguenti notizie: che egli nacque nella Mauritania Cesarea, provincia romana dell’Africa che oggi forma il Marocco e parte dell’Algeria, da nobile famiglia cristiana, e che fu cristianamente educato ( sua madre è chiamata Rosa e suo fratello Platano). Antioco si dedicò ben presto agli studi, approfondendo in particolare il campo medico, praticando la medicina non solo per lucro ma come una santa missione, a favore sopratutto dei più poveri.
Nella sua vita fu splendido esempio di virtù cristiane e testimone esimo della fede contro il paganesimo idolatro, non solo predicando il vangelo in molte regioni, ma soprattutto testimoniandolo dinanzi alle minacce dell’imperatore Adriano. Antioco non ripudiò il suo Dio e sfidò Adriano dicendogli che non si sarebbe mai convertito al paganesimo. Le minacce di Adriano furono inutili e fecero accrescere in lui la fede cristiana.
Altrettanto inutili furono i tormenti a cui venne sottoposto: “Gli vennero dapprima abbruciacchiati i fianchi con ferri roventi; dopo fu messo in una caldaia in cui bollivano olio, pece e zolfo. Antioco, fattosi il segno della croce, entrò in quelle infiammate materie serenamente, uscendone, con generale stupore, illeso”. Adriano, sorpreso dalle reazioni di Antioco, pensò di sfogare la sua ira in modo diverso, gettandolo in un anfiteatro nel quale ruggivano leoni e leopardi, ma queste belve non osarono neppure sfiorarlo.
L’imperatore rimase allora sbigottito da tanto portento, e mentre meditava quale altro terribile tormento potesse ancora infliggere al servitore di Dio, sopraggiunse un terribile terremoto che distrusse tutte le statue degli dei pagani. Innanzi a questo, Adriano e il popolo dei pagani ebbero così paura tale da ordinare che Antioco fosse esiliato in un’isola chiamata Sulci (odierna Sant’Antioco, isola a sud-ovest della Sardegna).
A seguito di quell’ordine, un cavaliere romano, chiamato Ciriaco, si imbarcò con Antioco e, dopo diversi giorni di navigazione, arrivarono a Sulci e quivi il Santo fu lasciato in esilio. Ma la fama dei suoi miracoli si faceva sempre più grande; le guarigioni che operava sui tanti ammalati, che da lui accorrevano, erano davvero prodigiose.
Le gesta di Antioco giunsero al pretore romano di stanza a Karalis ( Cagliari) che inviò un gran numero di soldati a Sulci per arrestarlo. I soldati lo sorpresero nelle tombe puniche utilizzate come luogo di preghiera. “In quell’antro terminò, orante e contemplante già la visione di Dio, il corso della sua vita; ivi venne sepolto e continua nei secoli, con prodigi incessanti, quella missione che fu la sua caratteristica di vita, di medico cioè dei corpi e delle anime”.
Ciò avvenne, secondo un’antica e costante tradizione, nel dì 13 di novembre dell’anno 127, come si rileva dalla Passione del Santo, compilata probabilmente tra il 1089 e il 1119 dai monaci di San Vittore di Marsiglia, quando ebbero il possesso della Basilica sull’isola a Lui dedicata. Sul martire sulcitano, grazie ad un lavoro congiunto tra l’associazione di storia e archeologia “Arciere Onlus”, la comunità religiosa e gli organi istituzionali, sono state messe in opera diverse iniziative culturali, partite da un volume collettivo con un imprimatur di tutto rispetto. Il volume infatti, oltre ad essere un insieme di ricerche di diversi studiosi di grande spessore, è corredato e introdotto al lettore anche da un messaggio di Papa Benedetto XVI°e da un’ introduzione a firma del Cardinal Camillo Ruini.
Entrambi spendono parole di sostegno per uno studio sulle fonti della cristianità e dei santi dei primissimi secoli, persone così lontane eppure così centrali per la vita e la storia di intere città, e per generazioni e generazioni di fedeli. Un altro importante tassello è la mostra d’arte itinerante ” Antioco il Santo venuto dal mare”: in questo percorso Antioco è emblema della figura del migrante di oggi, alla ricerca di salvezza e identità in una nuova terra. Ispirati da questo messaggio gli artisti hanno reintepretato l’iconografia del “Santo moro” in chiave contemporanea.
“Oggi sono un numero incalcolabile gli Antioco costretti a partire in condizioni drammatiche, per ricostruirsi la vita altrove”. Tra le opere in mostra spicca quella del maestro Livio Scarpella, che si distingue per la sua visione armonica di creativitá e senso devozionale. L’opera, giá esposta alla Biennale d’Arte Sacra di Vienezia nel 2011, in occasione del 150° dell’ Unità d’Italia curata da Vittorio Sgarbi, é stata in seguito donata a Papa Francesco, che a sua volta l’ha resa disponibile per il percorso itinerante della mostra “Antioco il Santo venuto da mare”, ancora attiva e itinerante.
In copertina: Vittorio Sgarbi e Roberto Lai alla Biennale di Arte Sacra a Venezia
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