La famosa Grotta del Bue Marino, ubicata al centro del Golfo di Orosei, tra Cala Gonone e Cala Luna, è da oltre 50 anni visitata da decine di migliaia di turisti e da decine di speleologi provenienti da tutto il mondo, attirati dalla bellezza e dalla complessità geologica delle sue grandi gallerie. La grotta era già conosciuta in epoca remota, probabilmente quando il mare era più basso del livello attuale, tanto da permetterne comodamente l’accesso da terra. Delle belle incisioni rupestri, scoperte in una colata concrezionale antistante l’ingresso a mare, ed alcuni tracce archeologiche trovate in una sala interna, testimoniano la presenza umana già in epoca neo-eneolitica (circa 4000 a.c.).
La grotta divenne famosa perché rifugio della Foca Monaca, ormai estinta; da essa la grotta prende il nome, infatti in sardo la foca è chiamata Boe Marinu. Il simpatico mammifero, sopravvissuto all’ultimo periodo glaciale, non ha resistito però alle modifiche ambientali in continua evoluzione già a partire dai primi anni del novecento.
La cavità, il cui sviluppo è attualmente di oltre 20 km, è raggiungibile via mare con imbarcazioni oppure via terra, percorrendo un facile sentiero che inizia da Cala Fuili, un’incantevole spiaggia posta alla fine della strada litoranea a sud di Cala Gonone. Il bel tracciato si snoda sul bordo delle alte falesie della costa, in mezzo alla profumata macchia mediterranea. Alla fine del sentiero, un’aggettante passerella costruita direttamente sulla parete della falesia, comunica con uno degli ingressi della grotta.
La Grotta del Bue Marino è schematicamente composta da tre diversi rami all’apparenza non comunicanti; solo per una felice coincidenza essi si congiungono in prossimità del mare, confluendovi con due alti e spettacolari portali.
Il RAMO NORD, che fino alla fine degli anni settanta era aperto alle visite turistiche (di recente è stato riattrezzato allo scopo), è caratterizzato da ampie gallerie fossili, sulle cui pareti sono ben visibili i segni di un livello marino più alto, caratterizzati dalla presenza di fori di lithophagae.
Lungo queste gallerie sono visibili tre laghi: Il Lago Smeraldo, accessibile direttamente anche dal mare attraverso un breve sifone, è ubicato subito dopo la Sala della Dama Bionda, così chiamata perché nel dopoguerra fu trovato lo scheletro di una giovane donna la cui fine è rimasta avvolta nel mistero. Il nome del lago è dovuto all’effetto che la luce solare produce penetrando all’interno attraverso il sifone di collegamento con il mare, creando così una magica luce smeraldina.
Il Lago Abissale posto al fondo di una profonda frattura, a lato del vecchio percorso turistico, deve il suo nome al fatto che esso appare nero ed insondabile a causa delle alte e strette pareti che lo circondano. Il percorso subacqueo che lo unisce al Lago Smeraldo è lungo circa 500 m.
Il Lago Nero si trova alla fine di un meandro sabbioso, a sinistra del vecchio percorso turistico, che con un sal¬to di circa 8 m va a buttarsi sul lago. Questo lago, assieme al Lago Abissale, da cui dista poche decine di metri, fa parte del sistema sommerso del Ramo dei Cecoslovacchi.
Il Ramo dei Cecoslovacchi è uno straordinario complesso di gallerie, in gran parte allagate, lungo oltre 7000 m e composto di 42 sifoni ed altrettanti laghi. Questi ultimi, prevalentemente costituiti di acqua dolce, hanno dimensioni ragguardevoli: alcuni raggiungono i 10 metri di larghezza e i duecento metri di lunghezza.
Le bellissime concrezioni, stalattiti, stalagmiti, vasche, colonne, presenti lungo tutto il percorso sommerso, testimoniano come la grotta si sia formata molto prima che il mare invadesse questi ambienti.
Complessivamente lo sviluppo del Ramo Nord è di circa 9000m.
Il RAMO DI MEZZO, lungo 4,5 km, formato da grandiose condotte sommerse con ben 38 sifoni, è stato esplorato negli anni 70 per i primi 500 m dal famoso speleosub tedesco Jochen Hasenmayer e per i restanti 4 km dai fortissimi amici subacquei della repubblica ceca. Le esplorazioni, attualmente ferme davanti ad un sifone profondo 50 m, sono ancora in corso.
IL RAMO SUD
Fino a 500 mila anni fa il Ramo Sud fungeva da estuario del Complesso carsico della Codula Ilune, progressivamente abbandonato a causa della divisione di quest’ultimo in due tronconi durante l’evoluzione geomorfologica del massiccio calcareo, attivando la Risorgenza di Cala Luna, sviluppatasi invece in tempi più recenti, come testimoniano le sue ridotte dimensioni.
Attualmente il Ramo Sud si riattiva soltanto in occasione di forti precipitazioni, fungendo da troppo pieno del Complesso carsico; durante questi eventi, le acque all’interno delle gallerie possono risalire anche di 3 metri. In periodi di magra invece, le acque marine entrano dentro la cavità per i primi 600 metri, fino ad uno sbarramento calcitico, talvolta percorso da una cascatella d’acqua proveniente dai laghi interni, che determina il confine tra le acque salate e quelle dolci.
Gli ambienti sono ovunque caratterizzati dalla presenza di grandiose gallerie, formatesi per effetto dell’ipercarsismo per miscelazione dell’acqua marina con acque dolci carsiche, il cui pavimento è costituito da lunghe spiagge di candida sabbia, intervallate da limpidi laghi di acqua dolce.
Si può suddividere questo ramo della grotta in tre parti: il Ramo turistico, il Ramo Speleologico, le Gallerie post sifone. Lo sviluppo complessivo del Ramo Sud è di circa 7000 m.
Il Ramo Turistico
Il ramo, lungo 700 m, è aperto quasi tutto l’anno alle visite turistiche. Le gigantesche gallerie, riccamente concrezionate, testimoniano l’immenso lavorìo di grandi masse d’acqua che, nel corso di milioni d’anni, hanno scavato e modellato la roccia. Qui il mare vi è penetrato per circa 600 m, creando un suggestivo fiume sotterraneo la cui superficie riflette le stupende concrezioni della grotta.
Il Ramo Speleologico
Il Ramo speleologico inizia con un lago di acqua dolce lungo 300 m e si sviluppa attraverso ampi ambienti caratterizzati da incredibili dune sabbiose e da brevi e limpidi laghetti.
In alcune brevi diramazioni si possono ammirare concrezioni di rara bellezza: ciuffi di eccentriche sottili quanto un capello umano, esili cannule di oltre quattro metri di altezza e imponenti colonne policrome. In un ramo laterale sono stati trovati alcuni resti scheletrici del Quaternario, appartenenti alla Foca paleoartica. A metà percorso è presente un vasto salone chiamato Sala del colonnone, dominato da una gigantesca concrezione colonnare.
Il ramo termina con un sifone lungo 630 m e profondo 31 m. Oltre questo, iniziano le Gallerie post sifone che terminano 25m sotto la Codula Ilune. Qui, nel sistema sotterraneo del famoso canyon carsico, gli speleosub sardi hanno scoperto ed esplorato una lunga, faticosa e difficile serie di sifoni avvicinandosi sempre di più alla Grotta del Bue Marino.
Le Gallerie post sifone
Oltre il sifone terminale, la grotta continua con ambienti sempre grandi e con altri due piccoli sifoni. Attualmente questi ambienti sono percorsi dall’acqua solo in occasioni di forti precipitazioni e solamente per pochi giorni. Queste gallerie terminano in corrispondenza della Codula Ilune, in prossimità di Iscala ‘e Su Molente.
Poche decine di metri a sud della spiaggia di Cala Luna, sotto un’alta falesia, si apre l’ingresso della Risorgenza di Cala Luna che smaltisce gran parte delle acque sotterranee del Complesso carsico della Codula Ilune, fenomeno accertato più volte con l’utilizzo di traccianti artificiali immessi a monte del sistema.
Come sempre Grazie Leo per questo appassionante ed avvincente descrizione di questo meraviglioso complesso. Bravo Leo
Ciao Leo, le tue descrizioni o meglio i tuoi reportage sotterranei ci fanno scoprire un mondo di bellezza ancora più grande di quello che conosciamo perché accessibile a tutti noi visitatori. Scrivi in modo chiaro e avvincente che crei tanta curiosità in noi e partecipazione da essere presenti insieme a te alla scoperta di questo mondo nascosto.