La vita è un cerchio! Un cerchio disegnato da una mano perfetta…una mano che senza sforzo, compasso o grafite, traccia i destini degli uomini e, con una logica a volte incomprensibile, decide come intrecciarli.
A volte questo cerchio ha un raggio così ampio che si ha la sensazione di percorrere un lunghissimo rettilineo, a volte è così stretto che ti basta un attimo per compiere il giro e renderti conto che, in fondo, vivi su un’isola.
Il più delle volte l’isola è solo una metafora, un modo per ribadire la quotidianità delle cose, il loro immutabile ed eterno presente; a volte, raramente, capita che l’isola sia reale.
È questo il caso dei “fanalisti”, uomini di terra e di mare, eremiti e confinati, che hanno vissuto, con le loro famiglie, in luoghi sperduti e a guardia dei fari.
Guardando i loro volti segnati dal mare e dal vento ti aspetteresti di cogliere più che mai quel senso di ineluttabilità delle cose ed invece, ascoltando le loro storie, ora che i fari sono quasi una leggenda e la loro luce non ha più niente di magico, capisci in un attimo ciò che essi hanno compreso dopo anni di vita solitaria e sulla loro pelle… la vita è un cerchio e magari non puoi uscire da quella circonferenza; ma puoi sempre sceglierne il verso di percorrenza.
Sta proprio nella possibilità di scelta la grande conquista!!! Nel poter decidere se accettare e subire passivamente i cicli della natura che ti ospita o imparare ad ascoltarla ed essergli amico vivendoci al fianco.
Questi uomini hanno scelto di vivere la natura…indossarla…coglierla nella sua nudità. Così dai racconti viene fuori la loro ricchezza e grande fortuna e ti accorgi che le lacrime, mai di dolore ma di nostalgia, non sono semplice acqua e sale ma gocce di purissimo mare, ti accorgi che il tempo in realtà non viaggia sulle lancette di un orologio ma la sabbia della spiaggia diventa una grande clessidra che il vento fa scorrere e poi capovolge; già perché non serve l’orologio quando misuri il giorno con il giro del sole e la notte con i giri di luce del faro; così il faro stesso non è’ più un colosso di pietra e cemento ma un gigante buono, un ciclope che con il suo occhio può guardare lontano, fino alle sorgenti del mare e benedire la via dei naviganti. E in questa grandezza che un piccolo uomo diventa protagonista; è lui che controlla il cuore del gigante di pietra, è lui che ne placa la sete e ne olia gli ingranaggi, è lui che, uomo, salva la vita degli uomini.
Già, i racconti di questi uomini sono un messaggio in una bottiglia; sbiaditi nella carta rimarranno sempre vivi nella memoria, quasi fossero testimonianza di un’epoca lontana e felice, sono messaggi che il mare ha portato sulle nostre rive e, per noi che li raccogliamo, diventano grandi insegnamenti, tesori di inestimabile valore. Così dai quei racconti ti accorgi che la vita è un cerchio disegnato da una mano perfetta. .. a noi uomini non resta che colorarlo. E, tra i mille colori c’è chi ha scelto le tinte inconfondibili del mare, un “mare nostrum” che con i suoi cicli, le sue maree e le sue onde, che vanno e vengono come carezze sulle rive, può rendere vita una vita.
Foto di copertina di Mauro Coppadoro
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