Attorno alla navicella nuragica Giovanni Lilliu sospinse il vento delle sue ricerche e spinse sul mare “ispantosu” le sue battaglie sull’identità dei sardi. Francesco Masala “sul cagliaritano” attraverso “il riso sardonico” aguzzò la punta della penna per battagliare su autonomismo e le “briciole dei dopo banchetti” lasciati ai sardi anche dalla monopolista Tirrenia, Poi incontrò quel viso d’angelo di Marisa Sannia, ricercatrice profonda e appassionata della poesia sarda e delle melodie antiche, e riprese i versi di un altro grande, quel Montanaru di “Tocca barchetta mia!”, “và, barchetta mia! Quella terra che promette onore e gloria è lontana. A pochi, la vittoria arride in questo mare di guerra. Non temere i venti forti e furibondi/questi misteri grandi e
profondi/sono per le anime forti, cose belle”. “Passa, barchitta, tocca/Ubera e bella che piuma/su mare, su mare pro sonniare/ Liberos e birdes orizzontes….” E “Corri lontano vola con il vento/leggera come una piuma/A cicli chiari scappiamo via/nessuno ci fermerà/Il mare, su mare pro sonniare/ Liberos e birdes orizzontes”…
E sogno anch’io con questo Giornale un’isola orgogliosa, libera,protagonista del proprio destino. Un’isola vincente con la risorsa mare tutto l’anno, fratelli, i sardi, delle coste e delle campagne e delle montagne, senza più i Caronte a affogare il nostro destino. Così ci piace, in questo Via Mare molto speciale, celebrare il mare accanto ad artisti sognatori.
In copertina: Marisa Sannia
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