Impariamo a spegnere la luce per vedere la luce. Nel cielo e dentro di noi. Il futuro concepito da Fritz Lang nel suo distopico Metropolis è già alle nostre spalle. Ha cessato di essere fantascienza. Ora la tecnologia si evolve in modo esponenziale, quasi vertiginoso, e non sempre si risolve nel generare del bene e migliorare le relazioni tra gli esseri umani. Anche l’intelligenza artificiale si impone e dilaga. Quasi tutti gli utensili domestici sono diventati “intelligenti”. Bisogna essere ottimisti. Quando ti chiedono come stai devi dire che stai bene, che sei fiducioso e che tutto andrà per il meglio. La casa dev’essere immersa nella luce. I capelli vanno schiariti, per dare un po’ di luce. Mettiti qualcosa di chiaro addosso, ti illumina. Beh… un po’ di illuminante sul viso ti starebbe proprio bene. Luce, luce, luce.
Ma quanto continuiamo proprio come in passato ad avere timore del buio?
Quanto abbiamo paura di accoglierlo?
Quanto tutto questo attesta il permanere di antichi pregiudizi e ancestrali paure? Eppure senza il buio, potrebbe mai esistere la luce?
Le stelle solo visibili solo al buio. Certo, avere uno sguardo positivo nella vita è importante. Ma nondimeno saper stare in contatto con sé stessi. Saper lasciare emergere, ogni tanto, anche le proprie ombre. La luce diffusa oltre misura in ogni angolo del nostro mondo e della nostra vita finisce paradossalmente per impoverirci, per allontanarci dalla bellezza, da ciò che esige di essere ricercato e scoperto. Da quella magnifica e feconda relazione tra certezza e mistero, tra la luce della consapevolezza e l’ombra sconfinata dell’inconscio.
La parola compassione deriva da “cum + passione” mi insegnò mio nonno.
Una parola alla quale diamo spesso una connotazione negativa sebbene indichi una delle qualità umane più elevate. Soffrire con l’altro, avere empatia. Ma non solo per il prossimo, anche per noi stessi. Solo una voce interiore troppo severa e ingiusta potrebbe impedircelo. Ricordiamoci di essere umani con i nostri limiti e le nostre debolezze. Solo riconoscendo quell’ombra sapremo accettare e amare il prossimo. La luce, e il buio che insieme creano verità.
L’inquinamento luminoso non riguarda solo le città e il territorio terrestre. Assediati dalla luce quanto dal rumore. Riguarda anche la nostra anima, il nostro corpo. Coinvolge la stabilità del ciclo circadiano che nessuno ormai rispetta. Culture e tradizioni. Sono tanto belli e desiderabili il giorno e la luce, vivi e pulsanti, quanto bella e necessaria è anche la notte con le sue ombre e i suoi silenzi.
Il ciclo sonno veglia ha un valore molto importante non solo sul sonno ma su tutte le funzioni del nostro corpo. Il termine circadiano ha una derivazione latina. Deriva da ‘’circa diem’’ cioè che accade durante il giorno. Nel tempo, nella maggior parte dei paesi del mondo, anche e sopratutto a causa dell’inquinamento luminoso e acustico, le persone hanno iniziato ad andare a letto e ad alzarsi ignorando i cicli lunari e solari. Si va a letto a mezzanotte e ci si sveglia alle 7 e mezzo. Ma il tramonto, parliamo di questa stagione, si conclude alle ore 19.30 e l’alba alle ore 7.
Nella nostra cultura e nel nostro corrente stile di vita è evidente che andare a dormire così presto risulterebbe difficile, ma si potrebbe cercare un compromesso. Innanzitutto ad una certa ora riporre i telefono cellulari, i televisori, tutti gli schermi che emanano luce iper stimolante e tornare almeno alla fine della giornata a stare un po’ con sé stessi. Soprattutto per i bambini.
L’eccessiva esposizione alla luce azzurra degli schermi tarata sui valori della luce diurna produce effetti altamente negativi sulle loro capacita: concentrazione, gestione della noia, il silenzio, gli stati di pausa. La fantasia e la creatività emergono nei momenti di silenzio. Lo stesso vale per noi adulti, ormai privati del tempo del pensiero, rapiti da grandi e piccoli schermi, strappati dallo spazio interiore di rinascita e transizione. Guardare la tv prima di dormire o ancor peggio non rispettare il ciclo del buio e della luce produce ansia, stress e uno stato accelerato e di stanchezza nello stesso tempo (cortisolo, ormone dello stress). “Ci sono storie che hanno bisogno di buio e silenzio. Solo dopo tanto tempo, come alcuni vini, potranno essere raccontate.” Disse Luca Bianchini. È ora il tempo di riscoprire lo spazio del racconto, di riprenderci quel buio, quella penombra, quel silenzio.
More Stories
Mario Fabiani, il “gigante buono”_di Silvana Congiu
“La sposa nel vento” di Giovanni Coda, una trilogia sulla violenza di genere_di Simonetta Columbu
Gianni Laconi, maestro senza orizzonti_di Ignazio Argiolas