Imprevedibile e inimmaginabile fino al nostro recente passato l’Inquinamento luminoso è a un tratto divenuto realtà. Forse è la conseguenza di una cambiamento sopravvenuto in modo troppo rapido e travolgente. La nostra emancipazione dall’avvicendarsi della luce e del buio dovuta al naturale susseguirsi del giorno e della notte è ancora troppo recente. Un’emancipazione dovuta alla diffusione dell’illuminazione elettrica che in Sardegna come in altre regioni italiane e del mondo risale agli esordi del secolo scorso. Per questo la luce viene associata a un valore percepito in modo univocamente positivo e il buio, al contrario, a un valore negativo, come qualcosa da temere e rimuovere.
Il buio ci richiama al passato e alla povertà, la luce al progresso e al benessere. Anche per questo probabilmente le amministrazioni pubbliche tendono a illuminare e spesso a sovra illuminare le vie di accesso ai centri urbani, i monumenti, le facciate delle case, le piazze, i vicoli. Ma per quanto nessuno desideri tornare ai tempi in cui solo gli eventi astrali determinavano l’alternarsi della luce e del buio, oggi abbiamo ecceduto nel volere diffondere ovunque la luce.
Questo ha generato quella nuova inaspettata forma di inquinamento luminoso che altera il paesaggio urbano ed extraurbano, che anziché concorrere ad aumentare la visibilità, paradossalmente la riduce. Basti pensare al cielo, quello notturno, diventato invisibile. L’eccesso di luce artificiale occulta la volta celeste, non ci fa più vedere le stelle e l’immensità dell’universo.
Genera così una limitazione del nostro sguardo e della nostra percezione dello spazio. Quando raramente accade di riscoprire il cielo notturno puntualmente ne siamo stupefatti. Proviamo un senso di gioia e di misterioso conforto. Perché la visione e dunque la consapevolezza dell’immensità ci induce a non sopravvalutare quel che ci è più vicino quasi come se al di fuori di questo non ci fosse nient’altro. Ci induce invece a ritrovare le nostre aspirazioni più elevate, i nostri sogni e i nostri desideri che forse avevano cessato di trovare ispirazione nella visione del firmamento. E ci aiuta a ridimensionare le nostre preoccupazioni, ricordandoci che la vita è conoscenza e ancor di più mistero e che ognuno di noi, per quanto unico e pregno di amore, non è che un piccolo punto nell’immensità. E ancora che al vertice di ogni aspirazione non può che esserci l’armonia con chi ci è vicino e ugualmente con chi ci appare lontano, con tutti gli esseri umani e tutti i popoli della terra.
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