Dicono sia stata la più bella partita di questo campionato, non ho il bilancino del farmacista per soppesare Cagliari-Atalanta con altre sfide, ma devo ammettere che la rimonta sugli orobici ha offerto piacevoli spunti di riflessione. Su Claudio Ranieri, per esempio, che ha un’eleganza straordinariamente unica nel ruolo che interpreta, l’ho sempre visto raffinato nei modi con gli allenatori delle altre squadre, sia ai convenevoli iniziali che dopo il triplice fischio. La sua capacità di saper ridisegnare la squadra in corsa dovrebbe essere insegnata a Coverciano, dove non mancano gli scienziati della panchina, alcuni dei quali – purtroppo – si sono seduti anche sulla nostra. A settantadue anni il signor Claudio è molto meno boomer di certi quarantenni d’assalto, che fanno del chiacchiericcio la propria forza. Ma non ci badiamo più, a certe differenze, e l’unica preoccupazione è il domani, quando deciderà di mollare la professione.
Il mix giovani-vecchi creato dal testaccino è una perla preziosa da incastonare in una bacheca povera come la nostra, dove i ricordi sovrastano i trofei. Ma va bene così, magari se il Cagliari avesse avuto la forza economica d’un Real Madrid avremmo sentito molto meno quella passione legata alla squadra, al popolo, alla terra.
Certo, le domande me le faccio anche all’indomani del 2-1 inflitto alla squadra orobica. E qualche critica la muovo. Makoumbou, per esempio, ha il record di passaggi all’indietro e viaggia per lo meno alla metà della velocità dei compagni di squadra; ma se è perennemente titolare un motivo dovrà pur esserci, anche se non l’ho ancora intuito. Ma criticare all’indomani della conquista di tre punti “pesanti” è da stupidi, per cui guardo avanti e fantastico l’idea di replicare al Meazza lo stesso risultato del 14 febbraio 1982, quando Quagliozzi e Gigi Piras affondarono l’Inter. Sogno troppo? Beh… si… ma quanti avrebbero puntato un centesimo sulla vittoria del Cagliari contro un’Atalanta lanciata in piena corsa Champions?
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