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Il castello di Monreale_di Tarcisio Agus

Il Monreale presso il comune di Sardara è detto anche Castrum Montis Regalis, qualifica pare  dovuta  alla concessione del castello data dal re Giacomo II di Aragona a Mariano ed Andreotto de Bas, giudici di Arborea. Le campagne di scavi che da tempo si sono alternate, hanno recuperato buona parte dell’articolato complesso militare, con il castello e il borgo completamente fortificato.

Per raggiungere il maniero si poteva entrare attraverso la fortificazione del borgo, dotato di soli due ingressi, quello a nord, sembrerebbe il principale, detto la porta di Sardara e quello a ovest di San Gavino (porta de Santu Baingiu). Mentre l’ingresso al castello avveniva attraverso l’unica porta   posta  nell’angolo dei muri perimetrali di sud ed ovest.

I primi dati della ricerca stratigrafica del complesso militare ci suggeriscono che la cima del colle, che s’incunea sulla piana del campidano, fosse già frequentata in fase nuragica e successivamente, in modo particolare parrebbe che le origini del castello siano date da un preesistente castrum bizantino. Alcuni elementi strutturali potrebbero confermare tale ipotesi, in particolare la forma  della torre est richiamerebbe l’architettura militare bizantina del VI secolo. Il castrum  rientrerebbe nel sistema difensivo dovuto alla politica militare svolta da Bisanzio in Sardegna.

Il nostro territorio sappiamo  essere stato “governato” attraverso la città di Neapolis, sicuramente in fase romana, ma Neapolis ebbe un suo importante ruolo anche in fase bizantina. Gli ultimi scavi della città punico-romana del 2004 misero in evidenza, nella parte orientale, i resti di un castro bizantino di forma rettangolare, databile tra il VI-VII secolo. Struttura eretta per il controllo della città, ma anche della più importante arteria isolana la Tibula Sulcis e del porto, attivo sino al XII secolo. Da Neapolis dipartiva anche un’altra importante arteria per le Acque Neapolitane (terme di Sardara), che proseguiva per  Calaris

I due castrum uniti dalla via per Caralis erano certamente parte delle fortificazioni bizantine erette a difesa del territorio, che nel periodo era soggetto alle invasioni barbaresche, in particolare si ricordano gli ostrogoti, i longobardi e gli arabi.

Monreale doveva difendere le importanti produzioni cerealicole, ma anche essere strategica sentinella fra i castrum Neapolis e il castrum Kalaris, dotati di importanti approdi e delle principali vie di comunicazione. Così come poteva difendere le sottostanti terme, che non necessitando di strutture di riscaldamento delle acque si mantennero in vita, anche quando nelle città romane come a Neapolis, l’avvento del cristianesimo ne determinò l’abbandono, considerate simbolo pagano, di corruzione e lussuria. Al loro interno vennero erette le prime chiese cristiane: a Neapolis, nelle terme pubbliche in fase bizantina, venne ricavata la chiesa di Santa Maria de Nabui e nelle Acque Neapolitane la chiesa di Santa Mariacquas, ancora in auge.

Avvenimenti che ci conducono verso la fine del primo millennio di cui non si hanno molti dati, sappiamo però che il territorio della Sardegna venne suddiviso in quattro ambiti territoriali, formatisi dopo l’isolamento da Bisanzio, a seguito del dominio mediterraneo da parte dei saraceni.

Questo fatto storico lasciò la Sardegna in mano a funzionari bizantini chiamati arconti e considerati dalla corte di Bisanzio vassalli. L’arconte Tochitorio è il più noto che la storia ci ha tramandato, forse perché pur essendo il regnante di Cagliari veniva indicato anche Torkitori rex Sardiniee, ce lo ricorda una epigrafe della chiesa di San Giorgio ad Assemini del X secolo, che lo cita come arconte di Sardegna. Personaggi che assunsero un ruolo sempre più importante perché il continuo attacco degli arabi aveva fortemente ridotto il contatto con il mondo bizantino. L’importante ritrovamento e studio ad opera del Prof. Raimondo Zucca  nelle campagne di Cabras  di un certo numero di sigilli databili dall’ VIII al XI secolo, ci permettono di conoscere l’esistenza degli arconti d’Arborea nelle persone di Zerkis e Torbennios, alcuni studiosi sono propensi a credere che i due arconti fossero stati giudici d’Arborea. L’Arborea era uno dei quattro territori statuari che si erano andati formando nell’isola. Il prof. Cesare Casula nella sua opera “Storia di Sardegna”, avanza l’ipotesi che il Regno di Arborea ebbe l’avvio nell’antica città di Tharros fino al 1070, per essere poi trasferito nella città di Oristano, ristrutturata e fortificata dai giudici d’Arborea nel XII secolo. Il nostro territorio era parte della provincia più estesa e forse più importante del giudicato d’Arborea, chiamata Bonorzuli ed attraversata, all’altezza di San Gavino – Sardara, da un’altra principale arteria romana la Calaris-Turrem, chiamata nel medioevo bia Turresa. Probabilmente per il controllo dell’importante arteria e del confine orientale del giudicato, sui resti del castrum bizantino veniva eretto, non sappiamo esattamente quando, il maniero di Monreale.

Forse anche in fase bizantina il castrum su Monreale era considerato un limite fisico e giuridico, e  vista la sua presenza, sugli stessi ruderi, sicuramente venne eretta una nuova struttura difensiva in fase giudicale tra il 1200 e 1300, come affermato da diversi studiosi.

Il limite si mantenne anche in fase giudicale, difeso dal neo castello e dalla alleanza con la repubblica marinara di Pisa, chiamata a garantire, con la propria marineria e a quella genovese, la sicurezza dalle invasioni barbariche. Per i loro aiuto i vari giudicati fecero donazioni e trattati. Nei giudicati meridionali i pisani strinsero accordi ed ottennero donazioni di terre e ville nell’Arborea, mentre i Genovesi si stabilirono nel cagliaritano. Con atto del 1206 si definiscono i confini tra il Giudicato d’Arborea e quello di Cagliari. A detta dello storico giurista Arrigo Solmi, nello stesso periodo i castelli di Marmilla e di Monreale, tra i primi eretti, pur di proprietà dei giudici, passarono sotto il controllo del Comune di Pisa.

Nel frattempo papa Bonifacio VIII, nel 1297, proclamava il Regno di Sardegna affidandolo in vassallaggio a Giacomo II di Aragona. Il re d’Aragona, in virtù del potere conferitole, nove anni dopo nel 1309 donava a Mariano III e al fratello Andreotto del Bass, allora sovrani d’Arborea, il castello di Monreale, in quanto Mariano III intratteneva rapporti con la Corona d’Aragona, perché insofferente dell’ingerenza pisana.

I primi dati certi del ruolo del castello di Monreale si hanno dal momento che l’Arborea entra in stretto contatto e chiede sostegno alla Corona d’Aragona, per contrastare l’espansione dello scomodo alleato pisano. L’importante baluardo difensivo del giudicato venne utilizzato nel 1324 per ospitarvi la moglie dell’infante Alfonso, venuto a prendersi il Regno di Sardegna, durante l’assedio di Iglesias. L’allora giudice d’Arborea Ugone II di Bas-Serra, alleato con la Corona di Aragona contro Pisa, mise a disposizione il maniero ed villaggio fortificato per il soggiorno della consorte dell’erede al trono Teresa d’Estensa.

Il castello di Monreale per la sua formazione e struttura appare più un avamposto militare che luogo di residenza, chiuso dalle sue alte mura prive di aperture, racchiude la parte “residenziale” e cortilizia al suo interno. Sappiamo comunque dell’utilizzo del castello da parte dei regnanti d’Arborea come residenza temporale, forse anche in virtù del fato che le sottostanti terme di Villa de Albas riprendono vitalità, davano al castello anche un ruolo di sicuro rifugio per le personalità del tempo. Della frequenza certa delle terme dei regnanti di Arborea ne abbiamo un triste ricordo, per la morte avvenuta nelle antiche terme, il 5 aprile 1335, di Ugone II, padre di Mariano IV.

Il castello di Monreale luogo privilegiato di permanenza sicuramente estiva, per la sua posizione sul colle a 274 metri s.l.m, sappiamo esser stato frequentato anche da Mariano IV e della figlia Eleonora. Rimane comunque una struttura prevalentemente militare, questo aspetto potrebbe essere rimarcato anche dal fato che Mariano IV, intorno al 1347 diede inizio all’edificazione della cappella palatina dedicata a San Gavino Martire (consacrata  il 25 novembre 1387) nel vicino borgo di San Gavino Monreale. Eppure nel borgo fortificato sappiamo esser stata eretta la chiesa a San Michele, ma il Giudice preferì porre lontano dal castello la cappella, che solitamente troviamo nel palazzo del regnate. Questa splendida testimonianza, che in un primo momento aveva fatto presumere essere il mausoleo degli Arborea, di fatto ci ha restituito al momento solo i bellissimi quattro peducci pensili dell’abside, dove sono rappresentate le effige dei Giudici d’Arborea Mariano IV, Ugone III, la giudicessa Eleonora ed il marito Brancaleone Doria, con i figli Federico e MarianoV.

Il castello visto dall’alto.

Nel 1353, con Mariano IV, l’importante baluardo di Monreale divenne  sede di stoccaggio di derrate alimentare, in parte per i suoi commerci, ma anche risorsa strategica della roccaforte chiamata a supportare i lunghi conflitti che si erano poi aperti anche con i catalano-aragonesi. L’aver introdotto nell’isola e nel  giudicato il gravame feudale non piacque agli Arborea e ancor meno accettarono il voltafaccia dei catalano aragonesi che considerarono lo stesso il Giudice d’Arborea non più un alleato, ma un vassallo da asservire.

In questa nuova fase il fortificato presidio militare fu anche sede di importanti segregazioni, come quella avvenuta nel 1386 del traditore oristanese, il maggiordomo Francesco Squirro, che si era offerto di liberare Brancaleone Doria, prigioniero dei Catalano Aragonesi e segregato nella torre di San Pangrazio a Cagliari. L’operazione celava un’imboscata per l’uccisione del Doria, di Eleonora e del figlio Federico, fortunatamente non riuscita perché il 24 gennaio 1388 fu firmata la pace fra i catalani, aragonesi e sardi.

Neanche la pace però pose termine al duro conflitto in atto, e nuovi fatti d’armi andavano montando.  Brancaleone Doria, da poco liberato (1 gennaio 1390), il 1 aprile del 1391, ricusando la pace,  radunava presso il castello di Monreale le truppe per marciare contro Castel di Cagliari, ma ingannando i catalano aragonesi il 16 agosto si diresse a nord verso Sassari, in rivolta anti aragonese, riconquistando quasi tutto il settentrione ad eccezione di Alghero e Santa Teresa.

Erano i tempi della reggenza del Giudicato d’Arborea di Eleonora, impegnata con suo marito Brancaleone su diversi fronti militari, tanto da essere riuscita a completare il progetto del padre di riunire tutta l’isola. L’impegno militare sembrava volgere a suo favore e forse anche per questa ragione si dedicò ad aggiornare la Carta De Logu, scritta dal padre Mariano IV, per uno “Stato” quasi definito. Purtroppo l’evento inaspettato della peste nera invertì le sorti della guerra in favore degli aragonesi in quanto Eleonora colpita dal morbo lasciò i suoi incarichi ritirandosi, si presume nel castello di Monreale, dove moriva  il 23 giugno 1403.

Lo sconto tra i catalano aragonesi ed i sardi riprese nell’area di confine tra i castello di Monreale e quello di Sanluri. In quest’area, ormai resa calda e già oggetto di precedenti scontri, avvenne la battaglia più importante del 30 giugno 1409, meglio nota come la “Battaglia di Sanluri”, dove gli arborensi subirono una pesantissima sconfitta ed il castello di Monreale accolse e difese i fuggiaschi condotti dal neo sovrano arborense Gugliemo III. Appena fu possibile Gugliemo III di Narbona-Bas lasciò il castello per rifugiarsi entro le mura di Oristano. Il castello ormai sguarnito rientrava  nella disponibilità Catalano Aragonese che cedettero  in feudo ai Carroz conti di Quirra.

Dopo questo evento il maniero giudicale sembra perdere importanza e funzione, sino a quando Leonardo de Alagon, consigliere del re, al suo fianco nelle guerre di Catalogna e di Navarra, chiese l’investitura del marchesato di Oristano e prendendo atto dell’opposizione del vice re Nicolò Carroz d’Arborea, con proprie  truppe  attaccò prima quelle regie nella battaglia di Uras. le sconfisse il 14 aprile 1470, mentre il resto dei vinti si ritirarono trovando riparo a Guspini. Da quel momento, Leonardo con i sardi ribelli, contrastò il diniego al marchesato con una lotta ad oltranza, sostenuto dal visconte di Sanluri Giovanni de Sena e dal suo fedelissimo Nicola Montañans,  riconquistò il castello il 28 settembre 1470, disperatamente difeso da Bernardo Montbui e le vicine ville di Guspini e Sangavino. Negli anni successivi, il 21 aprile 1473, Leonardo nominava suo procuratore Galcerando de Requesens per trattare un accordo con il re Giovanni II perché le fosse concessa l’infeudazione ed il titolo del  marchesato di Oristano. L’accordo fu raggiunto il 12 luglio 1473, fra i tanti dispositivi e prescrizioni, come liberare i prigionieri di guerra, fu chiesto anche di consegnare nelle mani del vice re Nicolò Carroz d’Arborea, il castello di Monreale, le altre fortezze, incontrade, ville, luoghi e tutte le cose beni mobili ed immobili presi da lui e dai suoi seguaci. L’accordo venne sottoscritto il 14 di ottobre del 1474.

Fu una pace fittizia per beghe familiari fra i de Alagon e Leonardo, ad un anno dall’accordo il 3 giugno 1475, non aveva ancora pagato il censo feudale di 80.000 fiorini, nonché, venne meno a numerosi impegni, che costrinsero il Re ad aprire un’inchiesta sull’operato del riluttante arborense.

Con i suoi seguaci non aveva smesso di fare scorribande e azioni contro Aragona, tanto che nel 1475 il castello di Monreale è nuovamente sotto attacco da parte di Nicola Montañans o Montanaro, su cui pendeva una condanna a morte e che Leonardo avrebbe dovuto eseguire, cosi come previsto al XXV capitolo della Concordia del 12 luglio 1473. Con la sua gente attaccava le truppe regie al grido “Aragona iusso e Arborea assuso” (Viva Arborea abbasso Aragona).

L’ardua disputa e gli ultimi sprazzi di rivolta con Leonardo de Alagon ed i sardi ribelli si chiusero definitivamente a favore del vice re Nicolò Carròs d’Arborea nella battaglia di Macomer del 19 maggio 1478.

Il castello ritorna così nelle mani dei Carroz e l’antica curatoria di Bonorzuli suddivisa in due baronie, i centri prossimi al castello vennero riuniti nella Baronia di Monreale incorporata anch’essa nella contea di Quirra. Il castello perdeva interesse in quanto i possedimenti dei Carroz principalmente erano nel cagliaritano e nel Sarrabus, con la lussuosa sede residenziale nel castello di San Michele. Alla morte dell’ultimo membro della famiglia Carroz, donna Violante, nel 1511, essendo senza eredi la baronia con il castello passava al nipote Guglielmo Raimondo di Centelles, ma in un documento del 1527, dove si fa cenno al castello e al borgo, viene rimarcato l’avvio del lento abbandono. Dopo i Centelles, nel 1674, il castello andrà a Francesco Pasquale Borgia (o Borja) e non avendo più importanti funzioni militari, il maniero pare venisse frequentato sporadicamente da funzionari feudali o regi, prima dai Català (1726) e successivamente degli Osorio (1798). Dopo l’abolizione dei feudi nel 1839 il degrado e l’abbandono della rocca e del borgo diventa definitivo.

In fase più a noi vicino, nella seconda guerra mondiale, sembrerebbe che il castello per un momento avesse riacquistato la sua funzione militare, ospitando una vedetta per il controllo dei due aeroporti militari di Villacidro e Sa Zeppara (Guspini). Evidentemente non riuscì nell’intento di proteggerli, perché furono distrutti dalle forze alleate nei due bombardamenti del maggio e del settembre 1943.

(Fotografie di Clemente Muntoni)