Quando siamo avanti con gli anni ci si commuove con facilità. A leggere questo libro mi sono emozionato e ho pianto. In ogni pagina di questo scritto mi ci sono ritrovato, perché essendo nato nel febbraio del 1941, ho vissuto tutti quegli anni.
Pensavo a un libro sul calcio, di tecnica o di tattica, invece è un racconto di storia, di storia vera, dove anche il calcio appare: ma è solo una scusa. Una scusa o un appiglio per parlare di una storia che i nostri giovani non conoscono perché a scuola si fermano alla prima guerra mondiale.
Perché ho pianto? Perché nel racconto di Gianni basta sostituire la Parrocchia con la Casa del Popolo e diventa il mio racconto.
A molti di voi lettori sembra strano ma io ho amato e amo la Sardegna e voglio bene a Gianni: uno di noi.
E sono commosso anche ora, dopo che Angelo Agus mi ha raccontato del funerale di Gianni e ho pensato al mio. Anch’io sarò vestito con una tuta, quella del Bologna e vorrò in fra le mani un fischio e un drappo rosso.
Un consiglio, se mi posso permettere, a voi lettori: spesso, quando si vuole reclamizzare un libro, si dice che è da leggere tutto d’un fiato. No, questo libro è da leggere piano, e spesso, come si fa quando si viene rapiti dai ricordi più belli, c’è anche da tornare indietro.
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