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Castelsardo, il fascino del centro storico e la cucina di mare_di Arianna Vacca

C’era una volta  una tortuosa strada costiera che, scorrendo tra splendidi panorami e suggestive scogliere, conduceva alla sommità di un colle, dove si ergeva, proteso verso il limpido mare, un antico borgo fortificato: Castelsardo.

A distanza di novecento anni, il paese dell’Anglona, situato al centro del Golfo dell’Asinara, conserva ancora intatto il proprio antico fascino, offrendo un panorama di singolare bellezza, con piccole insenature, coste rocciose, arenili di sabbia finissima, e acque limpide che invitano ad immergersi.

Il gioiello di questo piccolo paese è il castello, un tempo ritenuto inespugnabile, che sovrasta orgoglioso l’intero borgo, a cui dà il nome. Nel centro storico si susseguono sottopassaggi, scalinate, e un labirinto di strette stradine, con pavimentazione in pietra, su cui si affacciano le tipiche, vecchie abitazioni, sviluppate in verticale. 

Passeggiando tra i vicoli si incontra la cattedrale di Sant’Antonio Abate, patrono della città, con le sue possenti mura e il campanile aragonese in maioliche colorate.

 Poco oltre, si trova la chiesa di Santa Maria, sede della cinquecentesca Confraternita di Santa Croce, che ha tramandato nei secoli gli antichi canti e le relative tecniche, oggi oggetto di studio da parte dei musicologi. In tutta Europa vi sono solo altre due confraternite che possono vantare una così lunga tradizione. La chiesa custodisce, tra i suoi notevoli tesori, anche il crocifisso ligneo del “Cristo Nero”, il più antico della Sardegna, realizzato nel Trecento dai monaci benedettini e portato in processione nella famosa festa del Lunissanti, il lunedì della Settimana Santa. Si tratta della più antica rappresentazione isolana della Passione di Cristo. Un tuffo nella Castelsardo medievale, tenuemente illuminata dalle tremolanti fiaccole dei fedeli e immersa in un’atmosfera ineguagliabilmente suggestiva.

La sensazione di trovarsi in un luogo e un tempo ormai trascorsi, si riflette anche nella quotidianità.

Sedute sulle scalette dei vicoli, è possibile osservare le donne che intrecciano i cestini con le foglie di palma nana, seguendo i segreti di una vecchia tradizione, tramandata di madre in figlia.

I pescatori più anziani sfruttano invece il giunco e l’olivastro per costruire le nasse usate nella pesca delle aragoste che, dal mare, passano alla tavola, spesso cucinate alla “castellanese”, per la gioia dei palati più raffinati. Tra le altre specialità gastronomiche vi sono la zuppa di pesce, la spigola con Vernaccia, le triglie alla marinara, i calamari arrosto, gli spaghetti con i ricci, i frutti di mare.

Castelsardo è nato infatti come villaggio di pescatori, artigiani e agricoltori; non stupisce dunque che, tra i sapori che la caratterizzano, compaiano numerose ricette a base di pesce.

Oggi, la città vive essenzialmente di turismo, alimentato dalle bellezze ambientali, da una natura ricca di boschi, nonché dalla disponibilità di un attrezzato porto, con circa 800 posti barca.  

A poca distanza dal centro abitato, si incontra la famosa Roccia dell’Elefante, un grande masso rossastro che prende il nome dalla curiosa forma di pachiderma donatale dall’erosione degli agenti atmosferici. Alla base del suo lato destro, alcune domus de Janas, grotte artificiali, di architettura funeraria, scavate dai sardi del neolitico, spesso considerate dall’immaginario popolare  come dimora delle fate. Di grande interesse, anche il Nuraghe Paddaggiu (Sa Eni), ottimamente conservato, e le acque termali salso-bromo-iodiche, con temperature superiori ai quaranta gradi: ideali per chi soffre di artrosi e nevralgia, o per chi, semplicemente, desidera rilassarsi con piacevoli bagni e fanghi distensivi.   

Foto di copertina di Maurizio Artizzu